Commento al Vangelo del giorno – 24 Marzo – cominciò a lavare i piedi dei discepoli
Il Vangelo di oggi: Lc 4, 16-21
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Commento al Vangelo di oggi:
Oggi ci viene affidato il mistero più grande della nostra fede. Per amore Dio si è abbassato fino a lavare i piedi dei discepoli. Per amore si è annientato fino ad assumere le umili specie del pane e del vino, per rimanere con noi per sempre come nostro “viatico”, compagno di strada nella vita e chiede a noi soltanto di lasciarci amare e di imitarlo nell’amore ai fratelli.
Sant’Ambrogio commenta l’ultima cena celebrata da Gesù con i suoi discepoli con queste significative parole: “Il mio Signore depone la veste, si cinge di un asciugatoio, versa dell’acqua nel catino e lava i piedi ai suoi discepoli: anche a noi egli vuole lavare i piedi; non solo a Pietro, ma anche a ciascun fedele dice: «Se non ti laverò i piedi, non avrai parte con me»”. San Ignazio di Loyola ci invita a chiudere gli occhi e a immaginarci la scena: la stanza, il tavolo imbandito, il pane e il vino per il sacrificio eucaristico, la penombra, il catino, la brocca e i piedi. Indugiamo un poco su quell’umile gesto che l’Onnipotente compie verso la nostra finitudine, verso quei piedi che rappresentano anche i nostri piedi, i piedi di ogni uomo. Sono dei poveri piedi. Sono i piedi di Giuda il traditore, di Pietro che di li a poco lo rinnegherà per ben tre volte; ma anche gli altri apostoli non sono di meno: nell’ora del bisogno, nel fitto buio della notte, lo abbandoneranno lasciandolo solo. Gli schiavi, nelle case signorili, erano abituati a lavare i piedi dei nobili, gente blasonata; piedi vellutati, insomma, da toccare con discrezione in un rituale freddo e stucchevole. L’onnipotente, invece, lava la finitudine dell’uomo impastata da tanta meschinità; sono polverosi i piedi dei discepoli, induriti dai calli di quel “venir meno” che accumuna i figli di Adamo. Ma il gesto compiuto da Gesù non è un freddo rituale bensì un sacramento d’amore: è con amore che il Signore lava i nostri peccati, i tradimenti, le infedeltà; la brocca diverrà presto calice e l’acqua il suo vero sangue, unico lavacro versato per la nostra salvezza. Le cene dei nobili si consumano nel ristretto cerchio di una piccola casta, gli schiavi lavano i piedi di pochi dignitari; il cenacolo, viceversa, si apre ad ogni uomo, senza distinzione; Gesù, l’Onnipotente, lava i piedi di tutti: buoni e cattivi, fedeli e traditori, giusti e peccatori. Questo è il suo testamento: un catino, una brocca, dei poveri piedi da lavare. Facciamo con tanta umiltà nostra l’invocazione del santo vescovo Ambrogio: «Vieni, Signore Gesù, deponi la veste che hai indossato per me. Spògliati, per rivestirci della tua misericordia. Cingiti di un asciugatoio, per cingerci con il tuo dono, che è l’immortalità. Metti dell’acqua nel catino, e lavaci non soltanto i piedi, ma anche il capo; non solo i piedi del nostro corpo, ma anche quelli dell’anima. Voglio deporre tutta la lordura
della nostra fragilità»