Vangelo di oggi

Commento al Vangelo del giorno – 26 Gennaio – come agnelli in mezzo ai lupi

Il Vangelo di oggi: Lc 10, 1-9

come pecore in mezzo ai lupiIn quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Commento al Vangelo di oggi:

«Rendo grazie a Dio che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno» (2Tm 1,3). San Paolo ci insegna a rendere grazie a Dio nella preghiera, in unione con quanti ci hanno preceduto (gli antenati), ma anche nel ricordo dei vivi, degli amici (Timoteo). Ci insegna, infine, a pregare «notte e giorno», cioè sempre, in ogni circostanza.

Ci troviamo di fronte ad una Chiesa che impara a camminare. Infatti, l’evangelista Luca ci riferisce che oltre ai Dodici “il Signore designò altri settantadue”. L’annuncio del vangelo si amplia, si diffonde a largo raggio, e ricorrendo ad un’immagine mi vengono in mente i cerchi che sull’acqua di un lago si formano quando getti un sasso, che le onde poi portano lontano. Questa immagine mi riporta ad un pensiero che in questi giorni mi ha rallegrato il cuore, tornando più volte in primo piano nelle mie riflessioni, aventi per tema la gioia. Il pensiero è che “si fa l’esperienza della gioia diffondendola”. Chi non ha mai fatto l’esperienza che, raccontando di un incontro bello, significativo, pieno di amicizia, si comunica anche a chi ascolta la gioia vissuta? Se poi ci accorgiamo che la sorgente della nostra gioia nasce dallo stare con Gesù allora tutto torna e tutto si spiega. È lui il nostro centro attorno al quale la vita cristiana cresce e si sviluppa. A conferma di ciò, il testo dice che il Signore non solo ha chiamato i settantadue discepoli, ma “li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi”. La “missione” dei settantadue nasce da un “incontro” che li spinge “avanti”. Ma che valore contiene questo “avanti”? In un sito dei Giovani Dehoniani ho trovato scritto: “Avanti per ricordare la salvezza avvenuta e donata in Gesù. Avanti per non perdere la speranza nella vita. Avanti non per conquistare qualcuno, ma per lasciarsi accogliere e accogliere la fatica di ogni “malato”. Avanti per portare in dote a tutti il Padre che ci ama in Gesù, il cuore del Padre”. Certo, c’è molta fragilità nel nostro andare avanti, tuttavia se Gesù ci invia è perché un messaggio buono sta anche in noi. Poi lui arriva e dà il senso della completezza.

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