I desideri della carne

I desideri della carne

12 Novembre 2012 Approfondimenti 0

Un fratello interrogò abba Agatone riguardo alla fornicazione. Quello gli disse: «Va’, getta davanti a Dio la tua incapacità e avrai pace».

— Apo 103 [Alf, Agatone 21] .

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Anche i monaci del deserto avvertivano la propria sessualità. Non erano però influenzati dalla timorosa morale sessuale che ha segnato molti cristiani fino a tempi recenti. Non erano ossessionati dalla propria sessualità, non la rimuovevano né la reprimevano. Sapevano che gli istinti sessuali tornano sempre a risvegliarsi e anche che corriamo il rischio di venirne condizionati. La nostra fantasia immagina avventure galanti. In esse commettiamo in continuazione adulterio e desideriamo partner più attraenti. Molti cristiani rimangono terrorizzati da tali fantasie e hanno subito una pessima opinione di se stessi. Tentano di reprimere la loro sessualità. Ma ciò li porta a pensarci di continuo e a esserne ossessionati. Di conseguenza vogliono poi ficcare il naso nelle debolezze sessuali degli altri. Abba Agatone ci indica un’altra strada. Dobbiamo semplicemente gettare davanti a Dio la nostra incapacità di tenere sotto controllo gli impulsi sessuali. In questo modo non ne verremo dominati. Non dobbiamo quindi rimproverarci di non riuscire a venire a capo della nostra sessualità. Non dobbiamo stringere i denti e credere di do­verla dominare completamente. Essa è parte di noi e tornerà sempre a risvegliarsi. Dobbiamo metterlo in conto. Ma non dobbiamo drammatizzare, bensì accettare questo dato di fatto e offrire a Dio la nostra incapacità. Questo ci donerà quiete, una quiete che può consistere nel mantenere la calma quando veniamo sottoposti a tentazioni sessuali, perchénon le fissiamo timorosi ma semplicemente le accettiamo davanti a Dio come parte della nostra esistenza. È anche possibile che la sessualità si plachi. Se non lottiamo continuamente contro di essa, darà tregua da sola. Questa è una via di liberazione. Da essa spira un senso di maggiore vastità e libertà che dai sentieri che ci indicavano le opere edificanti dell’inizio del secolo appena trascorso.

 (da “La via del deserto”)

 

   

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