Gesù sottolinea l’importanza di seminare la Parola di Dio, mentre nella chiesa spesso si diventare dei “controllori” della medesima; è necessario pertanto lavorare per facilitare l’annuncio della buona notizia. Lo ha detto papa Francesco nell’omelia della Messa del mattino: «Pensate una ragazza madre che va in chiesa, nella parrocchia dal segretario o dalla segretaria: “Voglio battezzare il bambino” e poi questo cristiano, questa cristiana dicono: “Tu non puoi perché non sei sposata ….”. Ma guarda questa ragazza che ha avuto il coraggio di portare avanti la sua gravidanza e non rinviare il suo figlio al mittente: questa trova una porta chiusa; questo non è un buon zelo, allontana dal Signore, non apre le porte. Così noi quando siamo su questa strada, su questo atteggiamento non facciamo bene alle persone, alla gente, al popolo di Dio; ma Gesù ha istituito sette sacramenti e noi con questo atteggiamento ne istituiamo un ottavo: il sacramento della dogana pastorale». Sono parole tanto belle quelle pronunciate da papa Francesco, un monito contro tutte le forme di integralismo, di rigidità, di chiusura nei confronti di coloro che hanno bisogno di sentirsi dire: “Dio ti vuole bene, Dio benedice la vita, ogni vita”. Riecheggiano, in queste parole tanto semplice ma altrettanto vere ed efficaci, l’invito di Gesù: “Effatà, apriti ….” Apriti al mistero della misericordia, lasciati alle spalle le anguste sacrestie dei giudizi e dei pregiudizi, quegli ambienti tanto “per bene” ma così lontani dal cuore di Dio. Non adoriamo più Dio nei templi fabbricati da “mani d’uomo” o sui piccoli monti dove l’Altissimo viene ingabbiato e narcotizzato dai nostro preconcetti, dalle false immagini che ci siamo fatti di Lui. E’ giunta l’ora di adorare Dio “in Spirito e verità” e Dio cerca tali adoratori; così ogni anima, ogni uomo, ogni donna, in Gesù, diventano tempio di Dio, casa, dimora dello Spirito Santo. In quel volto, in quella donna abita il mistero di Dio: non offuschiamolo con le nostre chiusure, con qualsiasi forma di “dogana pastorale”.