I draghi esistono e possono essere uccisi
Gilbert Keith Chesterton ha scritto: “Le favole non dicono ai bambini che esistono i draghi, i bambini già sanno che esistono, le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere uccisi”.
Uno dei drammi dell’uomo moderno, emancipato, sicuro di se e dei propri mezzi è quello di non credere più a tutto ciò che percepisce come irrazionale, di aver eliminato quella dimensione fantastica che dischiude le porte al mistero, a una conoscenza che sfugge alle rigide logiche della ragione. Solo il bambino riesce a varcare i confini della cruda realtà per inoltrasi in un modo dove la verità diventa simbolica, cioè segno è rappresentazione di realtà profonde, non verificabili ma ben percepibili, anzi ancor più evidenti di un rigido sillogismo. I bambini sanno che i draghi, cioè il male, esistono, hanno paura del buio, ritornano a casa quando la penombra della sera penetra tra gli alberi del bosco. Hanno paura delle ombre malvagie che si agitano nell’oscurità, proiezioni reali del nostro buoi interiore e della nostra cattiveria. Lasciandosi guidare dalla loro fantasia i bambini sanno che i draghi possono essere uccisi, sanno che dopo la notte potranno tornare a giocare tra gli alberi del bosco. L’adulto no, non crede più ai draghi, non ha più paura delle ombre del male, si è dimenticato che i draghi possono essere uccisi. Li conosciamo bene i discorsi degli adulti: «Il male c’è sempre stato non sarai certo tu a sconfiggerlo; i poveri e le ingiustizie sono il condimento della storia , non li puoi eliminare; le ombre tenebrose che agitano i nostri cuori? Siamo limitati, fanno parte di noi! Tutti fanno così …». Anche i grandi, se sono onesti, sanno che i draghi esistono ma li hanno relegati tra le banalità, nel ripostiglio delle cose inutili, bruciati nel vecchio camino dove un tempo, nelle rigide notti invernali, attorno al focolare, i nonni raccontavano epiche battaglie tra il bene e il male, tra il drago e il cavaliere che voleva liberare un amore rapito. Così si sono dimenticati che i draghi possono essere uccisi.
Bisogna ricuperare al più presto il fanciullo interiore che abita in noi, giocare con lui nel giardino del nostro cuore, ascoltare l’arcana innocenza che sussurra: «i draghi possono essere uccisi».
Afferma J. Maurus: «In ogni bambino c’è un sogno di Dio e porta il messaggio che Dio non è ancora stanco degli uomini. Anche se stai crescendo, rimani te stesso e segui il tuo ritmo proteggendo il bambino che è in te. La nascita del tuo bambino interiore è intuizione. Spesso siamo abituati a reprimerlo per paura del giudizio degli altri, di non essere presi sul serio. Non lasciare mai che muoia il bambino che c’è in te, gioca, ridi, scherza, balla, esci, non smettere mai di vivere. È il tuo «io bambino» che cerca di emergere dallo spesso manto di doveri, vincoli, pregiudizi sotto cui lo hai sepolto. Quando siamo piccoli, senza malizia, non facciamo fatica ad ascoltarlo e a giocare con lui. L’io bambino ci aiuta a capire le nostre esigenze ed è per questo che amiamo dialogare con lui. Man mano che cresciamo, tendiamo a soffocare il nostro bambino interiore. È sul luogo di lavoro che maggiormente dimentichiamo di essere noi stessi, spontanei, gioviali, sorridenti anche nelle giornate nere. Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro si sé».
Vi è in me questa ferma certezza: la vita dell’uomo non è salvata dal successo, dalla carriera, dalle ricchezze ma dal bimbo interiore che abita in lui. Il mondo non sarà redento dai forti o dai prepotenti ma da tanti uomini bambini convinti che “i draghi possano essere uccisi”.