Approfondimenti

Frammenti di vita nell’eternità

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«Con dolcezza mi disse di fermarmi; / allora riconobbi chi era / e pregai che si fermasse un po’ per parlarmi. / Mi rispose: « Cos’ì come t’amai / quando ero nel mio corpo mortale, / così t’amo ora che ne sono libera…».

Dante incontra sulla spiaggia del Purgatorio l’amico musicista Casella; è un incontro toccante che arricchisce l’animo di dolcezza e ci illumina di speranza. “Così t’amo ora …” L’amore umano non viene meno e continua, oltre i limiti del tempo, nell’eterna alba dove “le guance bianche e rosse della bella Aurora col passar del tempo diventavano arancio”. Tutti i nostri sentimenti sono scritti nel cuore e le parole d’amore sono scolpite “con stilo di ferro sul piombo, incise per sempre sulla roccia della vita!” (Gb 19, 1). Osserva Anselm Grün: «Quando muoiono, i nostri cari, portano già con se una parte di noi nella dimora eterna. Tutto ciò che abbiamo condiviso con loro, gioie e dolori, amore e sofferenze, tutti i discorsi fatti, l’intimità avvertita: morendo portano con sé tutto quanto nella casa che preparano per noi». L’incontro tra Dante e Casella pone un sigillo eterno su un legame che ha resistito alle intemperie del tempo. I nostri cari portano nell’aldilà un brandello di noi e frammenti della nostra vita già sono nell’eternità. Non è vero che davanti al Signore ci si presenta nudi; appesa al cuore c’è una piccola bisaccia gonfia d’incontri, d’amori compiuti o appena abbozzati, di sogni e sospiri ancora da ultimare, di baci dati o appena accennati. Lo sguardo di Dio penetra l’intimità dell’anima, purifica i sentimenti, porta a compimento un quadro appena tratteggiato e ancora da completare. « Cos’ì come t’amai / quando ero nel mio corpo mortale, / così t’amo ora che ne sono libera…». È un concetto importante quello che Dante pone sulle labbra dell’amico Casella; per chiarirlo ulteriormente ricorriamo ancora una volta alle intuizioni di Anselm Grün: «Possiamo immaginarcelo così: passeggio in un prato e arrivo ad un ruscello. Per poterlo saltare meglio getto prima dall’altra parte il mio zaino. I morti con i quali ho condiviso la mia vita hanno già portato con sé il mio zaino oltre la soglia della morte». È bello pensare che qualche nostro caro abbia già deposto sulle spiagge del purgatorio la nostra bisaccia; solo un’onda provocata dalla nostra cattiveria la potrà portare negli abissi dell’oceano.

 don Luciano

   

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