Approfondimenti

Il pane condiviso

Si direbbe che il pane, più che per nutrire, è na­to per essere condiviso. Con gli amici, con i po­veri, con i pellegrini, con gli ospiti di passaggio. Spezzato sulla tavola, cementa la comunione dei com­mensali. Deposto nel fondo di una bisaccia, riconcilia il viandante con la vita. Offerto in elemosina al mendicante, gli regala un’e­sperienza, sia pur fugace, di fraternità. Donato a chi bussa di notte nel bisogno, oltre a quella dello sto­maco placa anche la fame dello spirito, che è fame di solidarietà. Raccolto nelle sporte, dopo un pasto miracoloso sul­l’erba verde, sta a indicare che, a chi sa fare la divi­sione, riesce bene anche la moltiplicazione. È proprio vero, Giuseppe. Il pane è il sacramento più giusto del tuo vincolo con Maria. Lei morde quel­lo di frumento, procuratole da te col sudore della fron­te. Tu mordi il pane del suo destino che l’ha resa Ma­dre del Figlio di Dio. È per questo che per noi, o falegname di Nazaret, tu sei provocatore di condivisioni generose e assurde, appassionate e temerarie, al centro della sapienza e al limite della follia. Insegnaci, allora, a condividere.

Tonino Bello

   

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