Il Vangelo del giorno – domenica 15 marzo 2015

Il Vangelo di oggi: Gv 3, 14-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Commento al Vangelo di oggi:
Potessimo credere sul serio! Qui c’è il cuore della Chiesa, il baricentro del mondo, della storia; qui è il passaggio all’eterno. Ed è solo silenzio. Un nulla di ostia, dentro. Meno ancora che nell’arca, dove ci stava la verga di Mosè e il libro della legge. Un’ostia che non dice niente, che sa di niente. E tuttavia è un punto che se fosse in un solo luogo della terra, tutta la terra, come dice l’Imitazione di Cristo, graviterebbe verso quel luogo, attratta da questa misteriosa forza di attrazione.
(David Maria Turoldo)
Dio grande, misericordioso e pietoso, eccoci davanti a Te come Nicodemo. Sappiamo di avere bisogno di conversione e ci affidiamo a Te, o Padre, alla luce e alla forza della tua parola, alla consolazione e all’energia del tuo Spirito. “Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto. Siamo noi che abbiamo peccato, abbiamo agito da iniqui, allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo.” Come il figlio prodigo, ci siamo illusi di trovare una libertà esaltante lontano da Te, nel successo mondano – nella ricchezza ostentata, nel piacere smodato, nel potere cinico; era tutta vanità, solo vuoto vento; ci sentiamo delusi, come se avessimo perso qualcosa della nostra dignità, della nostra grandezza. Per questo ascoltiamo con desiderio la tua chiamata che ci apre davanti orizzonti e itinerari nuovi: “Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, grande nell’amore.” Proprio così, Signore: abbiamo vergogna di noi stessi, ma abbiamo fiducia in Te; non torniamo a Te spinti dalla paura, ma attirati dalla misericordia; non abbiamo meriti da presentare, ma sappiamo che Tu manifesti la tua onnipotenza soprattutto con la grazia e il perdono. Mostra, o Padre, questa tua onnipotenza in noi, mostra la tua santità. Non permettere che la nostra debolezza, la nostra stoltezza, il nostro peccato possa offuscare la tua gloria. Che i pagani, guardando la nostra vita incoerente, non debbano dire: “Dov’è il loro Dio?” Se Dio è con loro, dove, in loro, si incontra la santità di Dio? e il suo amore? e la sua misericordia?
(Mons. Luciano Munari)