Vangelo di oggi

IL VANGELO DEL GIORNO – martedì 23 maggio

Gv 17,1-11a Padre, glorifica il Figlio tuo.

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».

Parola del Signore

Contemplo:

Infondi nel mio cuore, o Signore, i doni del- la scienza e della sapienza, perché possa co- noscerti sempre meglio, sempre meglio gustarti, sempre meglio amarti, sempre meglio possederti. Dammi il dono del consiglio, perché ti cerchi e ti conosca anche in mezzo alle occupazioni che mi attendono. Dammi di veder brillare la luce del tuo volto su ogni volto umano, perché io cerchi sempre e unicamente te. E fin d’ora perdonami se ti dimentico, se rincorro in modo improprio le cose di questa terra, se spesso mi riempio di nozioni e di sentimenti che non mi uniscono a te. Non ab- bandonarmi a me stesso, o Signore, perché sei tu la mia vita, sei tu la vita eterna.

Commento al Vangelo di oggi:

La glorificazione che Gesù chiede per se stesso, quale Sommo Sacerdote, è l’ingresso nella piena obbedienza al Padre, un’obbedienza che lo conduce alla sua piena condizione filiale: “E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse” (Gv 17,5). Sono questa disponibilità e questa richiesta il primo atto del Sacerdozio nuovo di Gesù che è un donarsi totalmente sulla croce, e proprio sulla croce – il supremo atto di amore – Egli è glorificato, perché l’amore è la gloria vera, la gloria divina. Il secondo momento di questa preghiera è l’intercessione che Gesù fa per i discepoli che sono stati con Lui. Essi sono coloro dei quali Gesù può dire al Padre: “Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola” (Gv 17,6).
“Manifestare il nome di Dio agli uomini” è la realizzazione di una presenza nuova del Padre in mezzo al popolo, all’umanità. Questo “manifestare” è non solo una parola, ma è realtà in Gesù; Dio è con noi, e così il nome – la sua presenza con noi, l’essere uno di noi è “realizzato”. In Gesù Dio entra nella carne umana, si fa vicino in modo unico e nuovo. E questa presenza ha il suo vertice nel sacrificio che Gesù realizza nella sua Pasqua di morte e risurrezione

   

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