Il peccato, ovvero l’essere più subdolo mai incontrato
La cosa peggiore del peccato è la sua natura subdola: si nasconde dappertutto sotto false apparenze, ci fa credere d’essere una cosa naturale, o da non potersi evitare, o che sia in esso la forza della vita, o la sua serietà, o la sua drammaticità, o che altro si voglia dire. Se cerchiamo di vivere quest’ora con Cristo, allora incominciamo a comprendere: è un momento importante nella vita del cristiano quello in cui per la prima volta sente orrore davanti alla realtà del peccato. Noi incontriamo dappertutto l’angoscia della creatura; di che si angustia non lo sa neppur lei, ma è il peccato che domina tutta la sua esistenza, e nell’angoscia di Cristo ciò perviene all’estrema, tremenda chiarezza.
È per causa del peccato che il Figlio di Dio soffre l’orrore di quest’ora. Noi però dobbiamo riconoscerlo, ognuno deve farlo nel suo intimo: è il mio peccato che si rivela qui in tutta la sua oscurità.
I peccati parlano delle sofferenze che ha patito il Signore prima della sua morte. Tra essi sta ciò che narrano i Vangeli intorno alla sua cattura, al suo processo, alla sua condanna: di tutto questo v’è in essi la risonanza. È difficile dire qualche cosa su questi misteri. Essi riguardano la nostra perdizione e il modo in cui il Signore l’ha sentita e l’ha sopportata: il loro contenuto è infinito. Non possiamo trattarne che a frammenti e chi prega deve veder di completare il nostro pensiero.