L’ attesa
Una voce! Il mio diletto! /Eccolo, viene/saltando per i monti, /balzando per le colline. /Somiglia il mio diletto ad un capriolo/o ad un cerbiatto./Eccolo, egli sta/dietro il nostro muro;/guarda dalla finestra,/spia attraverso le inferriate./Ora parla il mio diletto e mi dice:/”Alzati, amica mia,/mia bella, e vieni!/Perché, ecco, l’inverno è passato,/è cessata la pioggia, se n’è andata; /i fiori sono apparsi nei campi,/il tempo del canto è tornato/e la voce della tortora ancora si fa sentire/nella nostra campagna./Il fico ha messo fuori i primi frutti/e le viti fiorite spandono fragranza./Alzati, amica mia,/mia bella, e vieni!
Questi sublimi versi del Cantico dei Cantici mettono in rilievo, con immagini dolcissime e profondissime, una dimensione fondamentale dell’amore: l’attesa. Siamo in Avvento, il tempo dell’attesa. E’ la stagione liturgica dove le nevi cominciano a sciogliersi e l’inverno dell’egoismo sta per passare; cessano le irruenti piogge delle passioni, la nebbia del peccato sta per dissiparsi. Viene il Signore, l’amico. Si, stiamo attendendo il giorno in cui Dio sigillerà un patto definitivo con la sua creatura, con la sua effige! Un patto non scritto su tavole di pietra, tra le nubi di un alto monte. La nuova alleanza è sigillata nella carne e nel sangue: “E il Verbo si fece carne”. Dio, l’Eterno, per farci capire quanto ci vuole bene, per renderci partecipi del suo profondo desiderio d’incontrarci, ha deciso di amarci con il nostro stesso cuore, un cuore d’uomo! “Le viti fiorite spargono fragranza”: in quel bambino adagiato in una mangiatoia potremo contemplare il profumo di una presenza, la certezza di un’amicizia che nulla e nessuno potrà più infrangere. Anche quando ci troveremo, nel buio di un’altra notte senza stelle, in un giardino per consumare, con un bacio, il nostro tradimento, quel Dio bambino ci dirà: “Amico ….”. Noi diventeremo, nella notte santa di Betlemme, gli amici del Signore, gli amici di Dio.”Alzati, amica mia,/mia bella, e vieni!” E’ l’invito che la Chiesa ci rivolge in questo tempo d’attesa. Alziamoci, accendiamo le nostre lampade, prepariamo i nostri mantelli, teniamo ben saldo nelle mani il vicastro del desiderio. Guai se il canto degli Angeli ci troverà assopiti o il padrone di casa, al canto del gallo, ci troverà ubriachi o intenti a spadroneggiare sugli altri servi! “Eccolo, viene/saltando per i monti, /balzando per le colline”. Che i nostri occhi siano aperti e il cuore pronto nell’attesa: solo così la nostra povera vita diventerà la culla del Re dei Re.
di don Luciano Vitton Mea