L’ inno dell’ultimo giorno dell’anno liturgico è il Christe, cunctorum dominator, Cristo dominatore di tutte le cose, che esprime una verità sterminata, perché anche i capelli del nostro capo sono numerati e non cade passero senza che entri in questo possesso, e il più piccolo fiore del campo entra in questo possesso, e non c’è respiro che non entri in questo possesso. E questo l’oggetto proprio della fede, perché, che esista il mistero, che esista Dio, che esista una ricognizione del bene e del male finale, queste sono cose ovvie per tutti gli uomini che non sono fuorviati dal dominio della mentalità comune. Ma che tutto sia signoria di Cristo, di questo uomo nato da una donna, questo non è così ovvio, se non avviene quel gesto supremo di apertura e di dedizione che nell’uomo si chiama fede. È come se dopo un lungo sguardo uno incominciasse a capire… allora la prima parola che può essere detta è la parola «Tu»: Tu, o Cristo. Di fronte al mistero assolutamente sconosciuto nella sua modalità originale, nel suo destino finale, nella sua consistenza attuale, la prima parola che la Madonna ha potuto dire appena l’angelo se ne partì da lei è stata certamente questo «Tu» a ciò che aveva in seno e non poteva immaginare in nessun modo.
Luigi Giussani