Approfondimenti

Lo specchio dell’amore

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La croce di Gesù che svetta sul Golgota non domina solo Gerusalemme ma tutta la storia, tutti i popoli, ogni singola esistenza. Quel Dio che pende esamine da un patibolo costruito  dalla  cattiveria umana ha sconfitto per sempre il male,  dà significato e senso alla sofferenza, riveste d’immortalità la finitudine dei “giorni che passano”. La debolezza del crocifisso sgretola l’orgoglio umano, arricchisce i poveri, apre le porte del paradiso al ladrone pentito. Esaltando la croce non esalto la sofferenza ma il riscatto da essa, non esalto la morte ma la vita. Ai piedi della croce tutto tace, fissando quel capo reclino, quasi sospeso nel vuoto, io mi arrendo e contemplo. Si, contemplo, come in uno specchio, l’Amore, quello vero, quello che è disposto a dare la vita. Osserva Santa Chiara d’Assisi: «Contempla lo specchio in ogni parte e vedrai tutto questo. Osserva anzitutto l’inizio di questo specchio e vedrai la povertà di chi è posto in una mangiatoia ed avvolto in poveri panni. O meravigliosa umiltà, o stupenda povertà! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra è adagiato in un presepio! Al centro dello specchio noterai l’umiltà, la beata povertà e le innumerevoli fatiche e sofferenze che Egli sostenne per la redenzione del genere umano. Alla fine dello stesso specchio potrai contemplare l’ineffabile carità per cui volle patire sull’albero della croce ed in esso morire con un genere di morte di tutti il più umiliante. Perciò lo stesso specchio, posto sul legno della croce, ammoniva i passanti a considerare queste cose». Partendo da questa prospettiva “Colui che pende dalla croce” illumina veramente ogni anfratto umano. Quel crocefisso non è solo lo specchio dell’amore di Dio ma anche di ogni lacrima umana, di tutti i drammi che hanno  segnato la storia dell’umanità. Sottolinea Gabriele di S. Maria Maddalena: «È nel segno benedetto della croce di Cristo che l’uomo è re­dento: in quel segno è battezzato, cresimato, assolto. Il primo gesto che la Chiesa traccia sul neonato e l’ultimo con cui conforta e benedice il moribondo, è sempre il santo segno della croce. Non si tratta di un gesto simbolico, ma di una grande realtà. La vita cristiana nasce dalla croce del suo Signore, il cristiano è generato dal Crocifisso… La considerazione della croce non va mai separata da quella  della risurrezione, che ne è la conseguenza e l’epilogo supremo. Il cristiano non è redento da un morto, ma da un Risorto dalla morte di croce, perciò il suo portare la croce deve essere sempre confortato dal pensiero di Cristo crocifisso e da quello di Cristo risorto (GABRIELE DI S.M. MADDALENA, Intimità divina, Roma 1980, 342s.).

don Luciano Vitton Mea

 

   

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