Parole che non cambiano
Ottobre: mese del Santo Rosario
“Ave o Maria”: è l’invocazione dei semplici, la preghiera che subito sussurriamo quando un pericolo incombe, l’angoscia ci assale, la disperazione soffoca la speranza.
“Ave o Maria”. Non ricordo bene quando ho cominciato a pronunziare questo nome benedetto, quanto tempo ho impiegato per impararlo. Da sempre il suono dell’ “Ave” mi accompagna, fa parte di me, come il respiro, il cuore che batte, gli occhi che si aprono.
“Ave o Maria”. Il tempo che passa non l’hanno logorata, i peccati non sono riusciti a cancellarla, la presunzione a soffocarla.
Parole che non cambiano, che scandiscono, grano dopo grano, la preghiera del viandante, di chi non sa leggere, di coloro che il “mondo” reputa stolti e ignoranti.
Dolce Rosario, breviario dei poveri, che mi lega alle cose di sempre, agli antichi sapori, al calore di un focolare.
“Ave o Maria”. Tutti la conoscono, vicini e lontani, buoni e cattivi. Quanto la recito affiora il volto di mamma, di tante persone care, di tanti amici che ci precedono in quel giorno senza tramonto, dove la luce di Dio tutto rischiara e rende sereno.
Recitando questa preghiera, il saluto che l’Angelo rivolse alla “Benedetta tra le donne”, sono sicuro di non sbagliarmi, di essere ascoltato e accolto da Colei che intercede per noi peccatori, che non ci lascerà soli adesso e nell’ora della nostra morte. Ave o Maria madre di Gesù e madre mia.
Tuo don Luciano