Salmo 50 – Il Canto di Davide

Salmo 50 – Il Canto di Davide

7 Ottobre 2015 Pagine bibliche 0
salmo 50

Pietà di me, o Dio, pietà secondo la tua infinita tenerezza, per quanto le viscere hai ricolme d’amore cancella le mie infedeltà, lavami e raschia via la mia colpa, fammi mondo dal mio peccato. (Dal Salmo 50)
salmo 50Sono le parole , quelle del Salmo 50, che la tradizione pone sulle labbra del re Davide adultero con Betsabea e assassino del marito della donna, Uria l’hittita (vedi 2Samuele 10-12). Parole di pentimento, che nascono da un cuore dilaniato dalla colpa e dal rimorso per il male commesso. La preghiera di Davide diventa la nostra preghiera, la nostra supplica, la silenziosa compagna di ogni nostro pentimento, la segreta biografia di tante pagine nascoste scritte dal nostro egoismo e dalla nostra cattiveria, atto d’accusa contro ogni forma d’ipocrisia e di meschinità.
Dice San Gregorio Magno: Davide parla per tutti gli uomini. Un potente che è stato ferito, sente che sta per morire e giace nudo, con le piaghe sanguinanti. Con tutte le sue forze, invoca la venuta del medico. La ferita dell’anima è il peccato: O povero ferito, riconosci il tuo medico! Mostragli le piaghe del tuo peccato. Fagli sentire il gemito del tuo cuore, perché a lui non sono nascosti i nostri segreti pensieri. Muovilo a compassione con le tue lacrime, con la tua insistenza, anche importuna! Che egli oda i tuoi sospiri, che il tuo dolore giunga fino a lui, perché egli possa dirti infine: «Il Signore ha perdonato il tuo peccato » (2 Sam 12,13). Grida con Davide: «Pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia!». Ciò equivale a dire: Sto morendo per una terribile ferita, nessun medico può guarirmi tranne l’unico medico che è onnipotente. Per il medico onnipotente, nessun male è inguaribile: ridona la salute con una sola parola. Ascoltami, buon Samaritano, ascolta me che sono nudo e ferito, che gemo e ti chiamo. Grido con Davide: «Pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia  ».
La scorsa settimana ci siamo soffermati sullo sguardo impuro di Davide, sui suoi pensieri, sul cuore di un re intorpidito dall’ozio e agitato da infauste passioni. Oggi la sua preghiera diventa una luce che rischiara la penombra della disperazione, una lanterna che rischiara i nostro passi quando la tentazione più subdola, quella che la misericordia di Dio non possa raggiungerci, rischia di farci scivolare nel baratro dello sconforto e dell’angoscia. Il re Davide scrivendo il Miserere ci ricorda che la misericordia è più grande del peccato, di ogni peccato e tradimento. La vita di Davide ci rammenta che la vita dell’uomo è come un terreno, ricoperto per metà dalla tenebra, la regione oscura del peccato, e per l’altra metà dalla luce, la regione luminosa della grazia. Se Giuda, colui che con un bacio ha tradito e consegnato nelle mani dei nemici il suo Signore e amico, si fosse ricordato del re Davide e del Miserere non si sarebbe impiccato. L’uomo, il cristiano, non deve mai guardare alla metà ricoperta dalle tenebre ma agli spazi di luce e di speranza che ancora ci sono nel suo cuore. “Pure se grande è il tuo dolore chiunque tu sia, o uomo, ora canta la tua speranza e il canto di gloria a lui che toglie il peccato del mondo”.

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