In un mondo dove tutti pensano soltanto a mangiare e afar quattrini, a divertirsi e a comandare, è necessario che vi sia ogni tanto uno che rinfreschi la visione delle cose, che faccia sentire lo straordinario nelle cose ordinarie, il mistero nella banalità, la bellezza nella spazzatura. … È necessario uno svegliatore notturno, … che smantelli per dar posto alla luce.
GIOVANNI PAPINI
La voce di questo autore fiorentino meriterebbe di risuonare nei nostri giorni così grigi e annoiati, nei quali domina la tetrade da lui evocata: «mangiare, far quattrini, divertirsi, comandare». Ho attinto la citazione a quella sorta di autobiografia o diario esistenziale che è Un uomo finito (1913) e da quel testo che non richiede commenti vorrei solo estrarre un’immagine suggestiva e incisiva, quella dello «svegliatore notturno». Il torpore, la sazietà, l’indifferenza, la superficialità, che si distendono come una coltre nebbiosa o come un sudario di morte sulla società contemporanea, devono essere squarciati dalla voce forte dello «svegliatore» che inquieti le coscienze, che susciti le domande di senso e che — come dice Papini in modo efficace e vivido — «faccia sentire lo straordinario nelle cose ordinarie», il mistero e la bellezza che si celano sotto il velo comune della realtà quotidiana.