Tum tum… tum tum…
Il Pascoli descrive con tanto effetto la morte di una suora. Non c’è nulla di tragico né di lugubre, ma è semplicemente questa suorina che sente bussare dolcemente alla sua cella. Pensa che la chiamino ai doveri, ma quelli sono tutti compiuti. «Tum tum… tum tum… Aveva bussato il Santo. Era venuto il tempo di lasciare il suo cantuccio in questa val di pianto». Il Santo che lei pregava ogni sera, passa di là di nuovo e le dice: «È l’ora». È bella la morte quando non si lascia nulla d’incompiuto. Invece per l’uomo moderno è facile puntare solo sulla vita e farne qualcosa di assoluto. Eccolo puntare sui settant’anni, oppure sugli ottanta: una fantasticheria di sogni strampalati. Poi, quando viene la morte, spalanca gli occhi per vedere finalmente la verità, ma in quel momento stesso si affretta a chiuderli perché non diventi freddo prima. La gente immersa nei piaceri e nel rumore stenta a pensare a un altro mondo. Quando non si pensa a nient’altro che a possedere, anche le piccole cose della terra legano in modo invincibile. Se tu riesci a preparare la morte allora non senti più il vuoto, ma qualcosa di tuo che ti sostiene.
Don Giovanni Antonioli