Ammonire i peccatori
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello» (Mt 18, 15)
Ammonire colui che si trova nel buio dell’errore è uno dei doveri fondamentali del cristiano: un comandamento del Signore da conoscere e tramandare a memoria. Non dobbiamo mai dimenticarci che nessuno è solo e che c’è un vincolo spirituale che ci rende responsabili dell’altro. Proprio per questo la Chiesa considera questo precetto un’opera di misericordia spirituale che potremmo tranquillamente abbinare a quella corporale di vestire gli ignudi. Mi spiego meglio: il peccato spoglia l’uomo dalla propria dignità e lo espone al pubblico ludibrio. Come una persona priva di indumenti in una gelida giornata invernale, il peccatore rischia, se non viene soccorso, di morire assiderato sotto la gelida coltre dei propri errori; ecco perché abbiamo il dovere di soccorrerlo, aiutarlo e rincuorarlo. Il monito non è un giudizio ma una salutare medicina. Attenzione però: questo farmaco va somministrato con discrezione, riservatezza e dolcezza. Una frattura o una bruciatura deve essere curata con circospezione, premura e delicatezza; così il male spirituale deve essere affrontato con il benefico medicamento della misericordia. Prima di ammonire qualcuno dovremmo sempre ricordarci di questo aneddoto dei padri del deserto: «Un giorno a Sceta si scoprì che un confratello aveva peccato; gli anziani si riunirono e mandarono a chiamare l’Abate Mosè, dicendogli di venire; ma quello non volle andare. Allora il presbitero lo mandò a chiamare dicendo: Vieni, poiché la comunità dei confratelli ti attende. E quello, levatosi, andò. Tuttavia portando con sé una cesta vecchissima, la riempì di sabbia e se la trascinò dietro. Quelli gli andarono incontro dicendo: Che significa, o Padre? E il vecchio rispose loro: I miei peccati scorrono a profusione alle mie spalle e io oggi sono venuto a giudicare i peccati altrui? Allora essi, sentendolo, non dissero nulla al confratello, e anzi lo perdonarono». Solo coloro che portano sulle proprie spalle il pesante fardello delle proprie miserie possono trovare le parole giuste per ammonire i peccatori; e chi ha peccato sa che l’unico linguaggio adatto per curare i mali spirituali è quello dell’amore. Sant’Agostino amava dire: «Ti viene imposto un breve precetto: Ama e fa quel che vuoi. Abbi nel cuore la radice dell’amore, e da questa radice non potrà procedere se non il bene». La radice salutare dell’amore, coltivata nel fertile terreno dell’umiltà, ci libera dai nostri peccati e ci predispone a correggere i fratelli con la pazienza e la benevolenza che viene da Dio.