«Ciò che è buono non appartiene a nessuno ».
«Ciò che è buono non appartiene a nessuno ». forge Luis Borges
Questa è una legge tutto sommato meravigliosamente rassicurante ed equa, che manifesta l’universalità del bene sovrano e mostra che la vera saggezza, come hanno provato i mistici di ogni tempo, sta nella disappropriazione: nulla di ciò che costituisce la bellezza del mondo e di ciò che dà un senso alla vita può essere posseduto. Quando l’ultimo dei grandi capi indiani, Seattie, ricevette nel 1854 da parte del presidente degli Stati Uniti un gesto di riparazione consistente nel riacquistare, con del denaro, la terra che in un certo senso i coloni avevano rubato, questi rispose in modo ammirevole con frasi come queste: « Come si possono vendere il cielo e il calore della terra poiché non li possediamo? Che idea strana! fiori profumati sono nostri fratelli; il cavallo, il cervo, la grande aquila sono nostri fratelli; il mormorio dell’acqua è la voce del padre di mio padre. Se vendessimo la nostra terra, dovreste ricordarvi — e insegnarlo ai vostri figli — che i fiumi sono nostri e vostri fratelli e che dovreste mostrare per il fiume la stessa tenerezza che mostrereste per vostro fratello… ». Che curiosa sensazione deve stringere il cuore dell’uomo più ricco del mondo, quando si volta verso l’immensità della Via Lattea e scopre che questa bellezza eterna è liberamente accessibile, anche al più povero degli uomini…