Confini immaginari
Un’osservazione assai acuta di E. Flaiano: «Una volta credevo che il contrario di una verità fosse l’errore e il contrario di un errore fosse la verità. Oggi una verità può avere per contrario un’altra verità e l’errore un altro errore». Siamo abituati a separare nettamente, a stabilire inesorabili e improbabili confini, a innalzare muri di incomunicabilità: di qui i buoni, di là i cattivi; qui il regno del bene e di là quello del male; qui il progresso, di là la barbarie; la nostra civiltà superiore e quella degli altri, rimasta a un livello nettamente inferiore; qui il campo della verità, e oltre lo steccato quello dell’errore, dell’eresia.
Quanti abbagli colossali in queste rigide e assurde divisioni! L’uomo veramente libero da pregiudizi, l’uomo che pensa e non si affida agli stereotipi, frequenta i due campi contrapposti e scopre quanto di vero ci sia in certi errori, e quanto di falso in certe conclamate verità.
Il credente “liberato” scopre quanto Dio ci sia in certo ateismo e quanto ateismo e quanta idolatria si insinuino nella propria fede.
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