Approfondimenti

Un Dio lavoratore: il cestaio

Un Dio Lavoratore: una rilettura spirituole degli antichi mestieri di una volta; con un linguaggio semplice ho cercato di far emergere dal duro lavoro degli uomini alcune considerazini che aiutino l’anima a comprendere e a capire come Dio lavori nel cuore di ogni persona.

Il cestaio

Una volta non c’erano le automobili o gli autocarri. Generalmente, specialmente in montagna, tutto veniva trasportato a dorso di mulo oppure caricato sulle proprie spalle.  I recipienti dove deporre le varie masserizie erano fatti in vimini dalle abili mani del “caagnì” (cestaio). Ceste, gabbie per polli, caàgne, gerle per portare il fieno prendevano forma, nei freddi giorni invernali, dal paziente lavoro del cestaio. Il materiale usato doveva essere molto flessibile; i rami più adatti erano i rami del “pèndol” (salice) oppure quelli di nocciolo. Dopo essere rimasti in acqua per alcune ore, i rami venivano scortecciati e quindi erano pronti per essere utilizzati nel lento intreccio che dava forma ai vari contenitori. I montanari, fin dalla più giovane età, venivano  iniziati all’arte dell’intreccio. Durante le gelide giornate invernali, nel calduccio delle stalle, gli uomini di montagna riparavano o costruivano i vari recipienti in vimini. I più bravi diventavano cestai di professione e di mercato in mercato andavano a vendere il frutto della loro arte. Il paziente lavoro del “caagnì” mi ricorda il misterioso disegno di Dio sulla mia e sull’altrui vita. Dio raccoglie i rami secchi  del mio “apparente” fallimento e li intreccia lentamente seguendo un ordine e una logica a noi sconosciuti. I rami più “efficienti”, quelli che potrebbero riempirmi di orgoglio, vengono accantonati per lasciare il posto a quelli più sottili, più umili, ma per questo, più flessibili. Come  il “caagnì”  anche Dio lavora nel nascondimento, nelle fredde giornate del mio egoismo, al calduccio di una misera stalla. Nessuno lo vede, ma Lui è sempre al lavoro. Taglia, scorza, immerge nell’acqua della “antica tinozza” che tutto copre, intreccia, smussa. Ecco la piccola cesta della mia vita, poca cosa agli occhi degli uomini, ma preziosa agli occhi di Dio.

don luciano vitton mea

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