Facciamo morire l’uomo vecchio
L’anima che possiede la conoscenza spirituale opera in se stessa una profonda trasformazione che si può paragonare a una nuova nascita; diventata simile a Dio, fa sorgere l’armonia interiore nelle persone che la frequentano; siccome la forza di ascesi ha dominato le sue passioni, è divenuta un’immagine fedele dell’Impassibile per natura, per quanto è possibile; meglio ancora, conversa abitualmente con il Signore e dimora sempre in sua compagnia. Che cosa rende l’anima simile a Dio? La bontà, l’amore per gli uomini, una fede profonda. Non temo d’affermare che queste virtù sono il sacrificio che piace al Signore; esse rendono il cuore semplice e, congiunte con la retta conoscenza, costituiscono l’olocausto vero di cui parla la Scrittura. Ogni uomo che Dio si è riservato per santificarlo, è illuminato in vista dell’unione indissolubile. Ma tocca a noi sottometterci a Dio come sua proprietà, uccidere l’uomo vecchio che è in via di corrompersi a causa delle sue passioni, perché dalla sua rovina nasca l’uomo nuovo. Il Vangelo ci addita questa linea di condotta, che è l’essenza stessa del suo messaggio e l’Apostolo la conferma con il suo insegnamento. È comprensibile dunque che non offriamo vittime a Dio: egli non ha bisogno di nulla; piuttosto è lui che dona a qualsiasi essere ciò che questi possiede. Noi, però, onoriamo suo Figlio che si è dato in oblazione per noi e uniamo alla sua, l’offerta di noi stessi. Questa oblazione ha origine in Dio, padrone di tutto, e in Dio finisce; procede dall’Immutabile e all’Immutabile ritorna.
CLEMENTE ALESSANDRINO, Stromati 7, PG 9, 416C
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