Guardando il cielo
Ogni contadino, guardando il cielo, sa muovere i suoi attrezzi per lavorare la terra. Il cielo, le stagioni, la luna stessa sono suggeritori preziosi per arare, per seminare, per potare, vendemmiare, per trattare il vino e imbottigliarlo, per falciare l’erba e per altri mille lavori. L’uomo intesse un dialogo con il cielo; dispone la terra a far attenzione al cielo, al tempo, alla piog-gia, al sole, alle fasi della luna, al variare del clima e delle stagioni. E una sorta di dialogo tra il cielo e la terra a favore dell’uomo. Quante volte mi sono sentito dire che per vivere la nostra vita sulla terra è necessario guardare in alto; per mettere bene i piedi dove si cammina è necessario avere la testa in cielo. Mi sembra proprio l’espressione della preghiera di Gesù: «Si compia la tua volontà, Padre, in terra come in cielo». Chiara Lubich commenta che per «suonare» bene sulla terra dobbiamo guardare e leggere lo spartito scritto in cielo. Che cos’è, in fin dei conti, la contemplazione se non accorgersi che Dio è tra noi, nella nostra realtà quotidiana? Tanto vicino a noi da poter dire che il suo cielo siamo noi, ciascuno di noi. Non c’è neppure da strabuzzare gli occhi per guardare lo spartito: è dentro di noi, anzi il suggeritore dello spartito è proprio Gesù nel fratello che si trova accanto a noi. Il fratello che amo concreta- mente mi garantisce la serietà e il valore dello spartito da suonare per Gesù: «Quello che suoni guardando il cielo del fratello lo ritengo musica per me». E lui il cielo, è lui lo spartito che mi presenta le note da suonare, gli attrezzi da lavoro da muovere in ogni momento: un piatto da lavare, un sorriso da fare, un perdono da donare, una camicia da stira- re, un cibo da preparare, un sacrificio da compiere, un attimo da aspettare, un dolore da alleviare, una gioia da condividere, un problema da risolvere, un dubbio da chiarire, un pianto da consolare… Il farlo per amore trasforma tutto in dialogo tra cielo e terra.