Il pudore negativo
«Non astenerti dal parlare quando è necessario» (Sir 4,23).
Esiste un pudore positivo che ti permette di tacere per rispetto nei confronti degli altri, per evitare inopportune ingerenze nelle vicende che non ti riguardano e per non compromettere il buon lavoro altrui. Quando però taci di fronte a situazioni in cui il parlare non solo è lecito ma doveroso, perché necessario per il bene e per la salvezza degli altri, allora ci troviamo in presenza di un falso pudore. Non è il rispetto che in questi casi non ti fa parlare, ma la paura, quella di comprometterti. Il libro del Siracide con questo versetto allude alla tentazione cui erano soggetti gli Ebrei di nascondere la loro fede di fronte agli altri popoli. Tentazione presente ancora oggi, soprattutto tra i cristiani. Non bisogna parlare di Cristo in pubblico, al di fuori delle chiese, soprattutto quando si è in presenza di non cristiani. Dicono che è per rispetto. Ma io posso rispettare una persona quando la ritengo incapace di accogliermi cosi come sono, con tutto ciò che penso e credo? Rispetto davvero colui che aiuto senza dirgli il motivo per cui lo faccio? Rispetto sul serio gli altri quando non denuncio un’ingiustizia o un sopruso? Si può parlare davvero di pudore quando non si propone alla società una visione dell’uomo ispirata dalla propria fede? Proporre il vangelo all’intelligenza e al cuore dell’uomo è sempre lecito, perché fa appello alla libertà e non impone mai niente a nessuno. Se ami e sei vero, non temere, parla!