La nostra casa
Passo spesso davanti al nostro cimitero, mi fermo, una breve preghiera, il segno della Santa Croce. La mente corre ad un altro cimitero: quello in cui riposano mamma e papà, i nonni, tante persone care con cui ho condiviso un tratto della mia vita. Il camposanto è la casa dei morti, di coloro che attendono. E’ la nostra casa. Vi è un vicolo che unisce morti e vivi, che ci rende tutti uguali: siamo polvere e polvere ritorneremo. Oltre la soglia di quel cancello, dove inizia l’ultima dimora, tutto cade: le barriere, i titoli, le divisioni. Non ci sono raccomandazioni nella casa dei morti. E’ il regno della somma giustizia, quella di Dio. Mi piace visitare le tombe di coloro che attendono, dei nostri cari defunti. La realtà assume i colori della verità. Tutti dobbiamo morire. Beata certezza. Non ho fiori da deporre; solo ricordi, affetti che non vengono meno, volti che ho amato. Ai piedi delle tombe lascio scivolare i rancori, i pregiudizi, le cattiverie, l’invidia, le piccole gelosie, i gretti ragionamenti. Pensando ai morti mi viene spontaneo rivolgermi ai vivi, pensare a chi ancora mi è compagno di viaggio. Perché io me la devo prendere con lui? Perché tanta divisione tra di noi? E’ un mortale, porta impresso il mio stesso sigillo, è mio fratello. Tutto si ridimensiona nella casa dei morti. E come la nebbia che già scende tra le case così la pace ricopre il mio cuore. Tutto cambia nella casa dei morti, di coloro che attendono e ci attendono.