L’attenzione

Possiamo ora fare un momento di riflessione sul­l’atteggiamento che ho chiamato « attenzione » e che è il modo, di essere di Maria, sia davanti al mistero divino, sia davanti alle semplici realtà della vita. Attenzione è un atteggiamento vigilante dell’io sugli altri, è una trasparenza di sguardo, una prontezza a notare segni di sofferenza intorno a sé, a donarsi. Disattenzione, invece, è la mancanza di vigilanza, è l’essere rattrappiti, chiusi in se stessi; disattenzio­ne è parlare con un malato raccontandogli le nostre cose, senza accorgersi che sta sudando, che ha biso- gno di un bicchier d’acqua. Disattenzione è uscire con un’osservazione pungen­te, non pensando chequalcuno intorno a noi ne sarà ferito; disattenzione è non accorgersi di ciò che capi­ta agli altri. Attenzione è un trasalire trepido del cuore ogni volta che viene violata la delicatezza, il rispetto, il riguardo dovuto alle persone. Attenzione è, dunque, amore vero, delicato, disin­teressato, preveniente. Ancora: attenzione è ciò che prova una madre verso la creatura che si sta formando in lei; è l’atteggia mento di un padre verso un bambino che gioca nel cortile accanto; è l’attitudine di un ospite cortese, pre­muroso ma non invadente. L’attenzione è una qualità umana necessaria e previa al cammino spirituale. L’idea di riflettere su di essa mi è stata suggerita da Simone Weil, la donna ebrea che ebbe delle intuizioni splendide sul mi- stero di Dio e che giunse fino quasi alla soglia della fede cristiana senza avere il coraggio di fare l’ultimo passo. Essa confronta l’attenzione con la volontà: mentre la volontà, la voglia di fare e di riuscire, tende a irrigidire, l’attenzione è, al più alto grado, preghiera, fe­de, amore. Attenzione con Maria e in Maria è l’ascolto della sorgente zampillante irresistibile che è dentro di noi, è lo Spirito santo. E lui la forza motrice dell’amore che riconcilia l’universo.

Carlo Maria Martini