L’aurora
“Dove andremo a finire se anche gli uomini di chiesa si comportano male, sono invischiati in scandali che li rendono poco credibili, se invece di avvicinare, allontano la gente dal buon Dio?». Sono ragionamenti che si sentono nei bar, mentre sorseggi un caffè, al supermercato mentre attendi lo scontrino o sul sagrato mentre stai entrando in chiesa per la Santa Massa. Alcuni hanno sulle labbra un sogghigno di compiacimento, altri rivelano turbamento, dispiacere. Sono riflessioni che svelano una sorta di superficialità, talune volte una vera e autentica ignoranza. La chiesa è per sua natura un mistero di luce e di ombre, di santità e di iniquità; noi stessi siamo talune volte oscurità, altre volte tersi e luminosi. Il cristiano può toccare vette sublimi, volare nel cielo limpido delle Grazia di Dio, ma può precipitare anche negli anfratti tenebrosi del male, sperimentare l’abisso del peccato, trovarsi intrappolato tra i rovi del vizio e dei facili compromessi. Gli scandali altrui non ci devono turbare perché i medesimi si annidano, in maniera più o meno palese, nei meandri del nostro stesso cuore. Il cristiano deve tendere ad essere luce, ma non sarà mai pieno meriggio. San Gregorio Magno, per spiegare questo concetto, usa l’immagine dell’aurora: «L’aurora infatti o il primo mattino annunziano che è trascorsa la notte, e tuttavia non mostrano ancora tutto lo splendore del giorno; ma mentre cacciano la notte e accolgono il giorno, conservano la luce mescolata con le tenebre. Che cosa dunque siamo in questa vita noi tutti che seguiamo la verità, se non l’aurora o l’alba? Poiché facciamo già alcune opere della luce, ma in alcune altre siamo ancora impigliati nei rimasugli delle tenebre». La Santa Chiesa, come ogni cristiano, non è pieno giorno, ma annuncia, con i primi raggi di luce, la pienezza di un giorno nuovo; la Chiesa, famiglia di Dio e nostra madre, è aurora e come ogni alba è ancora un miscuglio di tenebre e di luce. Non è mai esistita, anche in passato, una chiesa tutta luminosa, pura, immacolata; l’oscurità tende a lasciare il posto alla luce, ma vaste zone di ombra permangono perché questa è la peculiarità dell’aurora. Quando il Signore ritornerà nella pienezza dei tempi, per portare a compimento la sua opera, sarà pieno giorno e l’aurora diventerà la tutta santa, vivrà nello splendore del suo Signore, vera luce del mondo. «La santa Chiesa, che aspira ai beni della vita eterna, è chiamata aurora, perché, mentre lascia le tenebre del peccato, brilla della luce della santità». Gli scandali non ci fanno paura, fanno parte delle miserie umane, del fango da cui siamo stati tratti. La Chiesa non è un radioso tramonto dove la luce cede il passo all’oscurità, ma aurora e sono le tenebre a cedere il passo alla luce, ad un giorno radioso che non conoscerà il crepuscolo di una nuova notte.
don Luciano Vitton Mea