PIETRE ANGOLARI DELLA SPERANZA
La mattina di Pasqua le donne, giunte nell’orto, videro il macigno rimosso dal sepolcro. Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme, messa all’imboccatura dell’anima, che non lascia filtrare l’ossigeno, che opprime in una morsa di gelo, che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l’altro. È il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell’odio, della disperazione, del peccato. Siamo tombe alienate. Ognuna col suo sigillo di morte. Quella mattina il Risorto ha mostrato alle donne che è possibile il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi. E che se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adoperasse per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterebbe nuovamente il miracolo del terremoto che contrassegnò la prima Pasqua di Cristo. Festa dei macigni rotolati. Festa del terremoto. Il Vangelo ci dice che i due accadimenti supremi della storia della salvezza, morte e risurrezione di Gesù, furono entrambi caratterizzati dal terremoto. Dunque non dal ristagno.
Tornxo BELLO, in Pietre di scarto, pp. 9-11