Vivere incatenati
“Meglio vivere incatenati accanto a chi amiamo piuttosto che liberi accanto a chi odiamo”. Proverbio persiano
C’è un famoso paradosso relazionale secondo il quale ciò che ci tiene prigionieri sarebbe anche ciò che ci rende liberi. II fatto di sentirsi legati (agli altri, al mondo) è nello stesso tempo una responsabilità, una liberazione e una fonte di gioia. Così la libertà, nel senso di assenza di vincoli e dunque di liberazione da qualsiasi legame, diventa semplicemente assurda. In effetti non ci importa tanto di essere liberi, quanto di essere prigionieri soltanto di ciò che amiamo. Essere legati significa non essere più liberi, poiché la nostra felicità dipende dalla felicità di chi amiamo. Eppure la prigionia d’amore è più dolce e desiderabile che non la facoltà di fare ciò che si vuole quando si vuole. In effetti non c’è nulla di peggio che essere prigionieri di se stessi; gli altri hanno il merito di liberarci da noi stessi, dal carcere dell’egocentrismo: « Esistere è uscire da se stessi », diceva Maurice Zundel. Così si può dire che la libertà non ha senso se non è convertita in coinvolgimento. Scegliere di vivere e soffrire per una grande causa o un grande amore è una via più vicina alla felicità che non vivere senza alcun legame e secondo il proprio piacere.